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Le Nature-based solutions (NBS), tradotto come soluzioni basate sulla natura, si riferiscono alla gestione e all'uso sostenibile della natura per affrontare sfide socio-ambientali come il cambiamento climatico, il rischio idrico, l'inquinamento dell'acqua, la sicurezza alimentare, la salute umana e la gestione del rischio di calamità ambientali.

Nel 2015 la Commissione Europea ha pubblicato il rapporto Towards an EU Research and Innovation policy agenda for Nature-Based Solutions and Re-Naturing Cities nel quale sono messe a sistema le diverse opportunità di studio e innovazione legate a nuove prassi progettuali, realizzative e di gestione che vedono nell’utilizzo della componente naturale uno strumento di supporto di processi di riqualificazione urbana in un’ottica di resilienza e per lo sviluppo della green economy. L’approccio NBS è connesso a idee come Natural Systems Agriculture, Natural Solutions, Ecosystem-Based Approaches, Green Infrastructures (GI) e Ecological Engineering (Eggermont e altri, 2015). In particolare le GI sono un’applicazione evoluta delle NBS, che trascende l’attenzione alla solo mitigazione per proporre una riflessione teorica e applicata sul come ottenere proattivamente servizi ecosistemici potenziando i vantaggi condivisi derivanti da interazioni socio-ecologiche positive;

Alcune caratteristiche essenziali delle GI sono:

-il verde urbano deve essere progettato come una infrastruttura integrata con altre infrastrutture urbane in termini di relazioni fisiche e funzionali (ad esempio nel costruito con le infrastrutture di trasporto e i sistemi di gestione delle acque);

-le GI combinano funzioni ecologiche, sociali ed economiche, abiotiche, biotiche e culturali degli spazi verdi;

-le GI possono essere utilizzate per interventi a diverse scale, dai singoli lotti, alla comunità, alla regione e allo stato, operando in modo sinergico tra le differenti scale;

In Italia i settori ove l’impiego delle infrastrutture verdi ha avuto un discreto successo sono quelli della gestione delle acque usate e quello idraulico (fitodepurazione, drenaggio urbano sostenibile, interventi idraulici). Le infrastrutture verdi sono associate al sistema della depurazione per realizzare ecosistemi filtro. Un ulteriore strumento utilizzabile a supporto della ricostruzione ecologica è il Programma di ricostruzione ecologica bilanciata (PREB) che, ad esempio, è stato adottato nell’area metropolitana di Milano con obiettivo di compensazione in occasione di Expo 2015, dove un processo analitico-valutativo ha supportato la definizione degli interventi e dei relativi esiti.



L’adozione sistemica di NBS può consentire di integrare entro una visione organica il progetto di trasformazione e gestione delle componenti ambientali, paesaggistiche e socioeconomiche in una prospettiva di incremento della resilienza urbana. In tal modo è possibile superare, da un lato, i limiti di approcci che operano nella sola prospettiva delle “politiche” (con azioni orientate prevalentemente alla dimensione sociale) e, dall’altro, modelli di marketing finalizzati a prefigurare architetture “iconiche”, dove l’impiego intensivo delle componenti naturali finisce con lo svolgere un ruolo unicamente comunicativo (la “casa ecologica”, il grattacielo “verde”, il quartiere “sostenibile” fatto di villette unifamiliari, ecc.). Le sperimentazioni alla scala architettonica, per quanto concerne sia l’edificio che gli spazi aperti, evidenziano invece come la componente verde possa realmente permettere di raggiungere nuovi livelli di performance difficilmente ottenibili con soluzioni e tecniche tradizionali. Il loro utilizzo può essere declinato in molteplici contesti che richiedono l’attivazione di processi di rigenerazione. Oltre ai così detti brownfield, si possono applicare per qualificare gli spazi pubblici, le aree residuali in contesti densamente urbanizzati, i fronti ciechi degli edifici, le opere edilizie e infrastrutturali incompiute e/o abbandonate, fino naturalmente al miglioramento prestazionale del patrimonio esistente. L’uso degli elementi verdi come materiale per la costruzione di spazi pubblici e architetture al pari della pietra, dell’acciaio, del laterizio e del vetro è consolidato nella pratica architettonica sia nel passato che nella contemporaneità.

La durabilità nel tempo dell’intervento NBS non può che derivare dall’identificazione del corretto equilibrio tra esigenze di carattere prestazionale e funzionale e caratteristiche meteo-climatiche e ambientali del sito di intervento. L’appropriatezza diventa ancor di più elemento imprescindibile di qualità delle proposte progettuali che adottano le NBS spingendo verso una ancor maggiore integrazione nelle proposte delle tematiche ambientali, culturali, sociali ad anche economiche. Non si tratta di attivare quella che semplicisticamente viene definita come “rinaturalizzazione” degli ambiti urbani, ma di rigenerare i tessuti urbani con logiche che ne migliorino le performance nel ciclo di vita, anche attraverso l’uso di tecniche che si fondano sull’uso consapevole e progettato di elementi naturali. Soluzioni quali la piantumazione di alberi, la realizzazione di aiuole e superfici filtranti, bacini di fitodepurazione, tetti verdi, facciate verdi, ecc., se gestite all’interno di una visione progettuale consapevole, non solo permettono di intervenire sugli spazi pubblici urbani e sugli edifici con benefici di carattere ambientale e funzionale, ma possono anche comportare miglioramenti di carattere gestionale e risparmi economici diretti e indiretti.





Mussinelli_et_al-2017TECHNE__Journal_of_Technology_for_Architecture_and_Environment.pdf

Cos'è una struttura x-lam?

É un sistema costruttivo che viene utilizzato per realizzare case multipiano in legno e cioè per costruire edifici con una struttura portante in legno.

Questa struttura è composta da pannelli di legno massiccio a strati incrociati incollati tra loro o tenuti insieme da viti di legno (a secco). Insieme formano l'impianto portante dell'edificio e verranno poi rivestiti sia internamente che esternamente. Servono almeno 3 strati di legno per comporre un pannello, il cui spessore e le cui dimensioni variano in base alle caratteristiche geometriche e funzionali dell'edificio che si vuole costruire. Vengono poi aggiunti materiali isolanti di origine naturale.

Generalmente il materiale utilizzato è il legno proveniente dall'abete o dal pino o dal larice, in quanto queste tipologie di legno presentano caratteristiche di resistenza e durabilità fondamentali per lo scopo edile. Questo sistema può essere impiegato per costruire sia pareti che solai di edifici che potranno essere composti anche da più di 4 piani. L'elemento piano che risulta è generalmente quello rettangolare.

Il montaggio di un edificio con tali sistemi costruttivi procede tipicamente “per piani”: si dispongono gli elementi verticali di ogni piano (pannelli di parete); si dispongono gli elementi orizzontali (pannelli di solaio) in appoggio sulle pareti; infine si procede al montaggio dei pannelli verticali del piano successivo, allineati verticalmente con i pannelli inferiori, in appoggio sui pannelli di solaio.


Collegamenti tra pareti e fondazione

Una prima soluzione è quella di appoggiare direttamente la parete di legno sull’elemento di fondazione (ovviamente con l’interposizione di guaine di impermeabilizzazione, non riportate in figura, atte a proteggere il legno dall’umidità). Al fine di contrastare l’effetto delle azioni orizzontali sugli edifici (vento e sisma) che possono generare forze di sollevamento e scorrimento del pannello rispetto alla fondazione, si utilizzano in genere hold-down, chiodati alla parete in legno e collegati al calcestruzzo mediante tasselli fissati in maniera meccanica o chimica, e angolari metallici a taglio, fissati in modo analogo.



Un’altra possibile soluzione prevede il posizionamento di una soglia di legno di interposizione tra parete e fondazione, in genere utilizzando una specie legnosa naturalmente più durabile, come può essere il larice. In tal caso si possono avere dei vantaggi nel montaggio legati al fatto che una volta posata e “messa in bolla” la soglia, il posizionamento della parete è più veloce ed il suo fissaggio è fatto su un elemento in legno (e non in calcestruzzo).



Collegamenti tra pareti e solai

Nel nodo parete-solaio-parete la trasmissione delle azioni è garantita tramite sistemi di giunzione analoghi a quelli utilizzati in fondazione. Anche per tale nodo si usano in genere due differenti tipologie di sistema di ancoraggio per la trasmissione degli sforzi di taglio e di trazione.



Collegamenti tra pareti e copertura

Negli edifici XLAM la copertura può essere realizzata sia con pannelli XLAM che, come più spesso accade, mediante travi di colmo e travetti.


Collegamenti di balcone

Nella Figura 2.45 lo sbalzo del balcone è realizzato prolungando gli elementi portanti del solaio: tale soluzione permette di realizzare balconi nella direzione di orditura del solaio (ad esempio travi in legno, pannelli XLAM).








APPUNTI PER LE COSTRUZIONI IN LEGNO: normativa, progettazione e buone pratiche di cantiere A CURA DELL’UFFICIO TECNICO ASSOLEGNO
https://www.pedago.it/blog/pannelli-x-lam-cosa-sono-dettagli-costruttivi-prezzo-mq.htm

Con rigenerazione urbana si intende un programma di riqualificazione del territorio come rimedio al degrado urbano. Programmi del genere sono spesso svolti nelle periferie più degradate delle città, con interventi ecosostenibili finalizzati al miglioramento delle condizioni urbanistiche e socio-economiche, all'eliminazione delle baraccopoli e alla creazione di nuove abitazioni e imprese, cercando non di demolire, ma di far convivere vecchie e nuove strutture.

Il concetto di rigenerazione urbana ha assunto un significato che obbliga ad andare oltre le più frequentate e note nozioni di ‘recupero’, ‘riuso’ e anche ‘riqualificazione’, intesa questa ultima come un’azione, pubblica e/o privata, che determina un accrescimento di valori economici, culturali, sociali in un contesto urbano o territoriale esistente.

La Regione Lombardia, a sua volta, ha approvato la Legge regionale 26 novembre 2019 - n. 18 “Misure di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale, nonché per il recupero del patrimonio edilizio esistente. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 (Legge per il governo del territorio) e ad altre leggi regionali.

Questa legge definisce all’art. 2 la rigenerazione urbana come “l’insieme coordinato di interventi urbanistico-edilizi e di iniziative sociali che possono includere la sostituzione, il riuso, la riqualificazione dell’ambiente costruito e la riorganizzazione dell’assetto urbano attraverso il recupero delle aree degradate, sottoutilizzate o anche dismesse, nonché attraverso la realizzazione e gestione di attrezzature, infrastrutture, spazi verdi e servizi e il recupero o il potenziamento di quelli esistenti, in un’ottica di sostenibilità e di resilienza ambientale e sociale, di innovazione tecnologica e di incremento della biodiversità dell’ambiente urbano” inserendo inoltre le iniziative sociali come fattori di rigenerazione urbana e le azioni di sostenibilità e di innovazione tecnologica tra gli strumenti da utilizzare.

La stessa norma introduce diverse premialità per chi costruisce, legate non solamente alle finalità sociali della rigenerazione, ma anche alle modalità attuative con le quali si realizzano gli interventi. In particolare, l’aumento dell’indice di edificabilità è riconosciuto all’art. 3 anche quando si applicano “sistemi integrati di sicurezza e di processi di gestione dei rischi dei cantieri, basati sulla tracciabilità e sulle attività di controllo, con particolare riferimento al movimento terra e alla tracciabilità dei rifiuti, che si basino su tecnologie avanzate”, tra cui la geolocalizzazione, la videosorveglianza e la protezione perimetrale per prevenire il “rischio di reato nel corso di tutte le fasi dei cantieri.

In epoca moderna la storia del rinnovamento urbano in Italia può essere divisa in tre fasi:

1-la prima fase ha avuto inizio intorno agli anni '70 ed ha avuto come elemento cardine la riqualificazione del centro storico come voglia di riaffermare un'identità locale nelle diverse città. 2-Nella seconda fase (fine anni '80) l'attenzione fu spostata nel recupero delle aree dismesse. L'ingrandimento delle città e il conseguente spostamento verso la periferia di attività lavorative, industrie, stazioni ferroviarie ma anche aree demaniali e case avevano reso necessario il reimpiego di ampie zone al di fuori del centro abitato.

3- L'ultimo ciclo, attualmente in fase di realizzazione, comprende non solo un miglioramento a livello architettonico dei quartieri residenziali costruiti nella seconda metà del '900, e lasciati in degrado per molto tempo, ma anche una serie di piani di mobilità sostenibile per una maggiore integrazione sociale ed urbanistica con il resto dell'ambiente urbano.




LA RIGENERAZIONE URBANA DI MILANO LA VISIONE DI 2030


Nel piano del Governo del Territorio Milano (PGT) sono previsti diversi obiettivi e le strategie da raggiungere entro il 2030 quali sono:


"Milano metropolitana è un sistema territoriale integrato, alimentato da una fitta rete di relazioni materiali e immateriali, che stabiliscono stretti nessi di interdipendenza e complementarietà tra i contesti urbani e territoriali che la compongono."

Il Piano per Milano 2030 non genera nuove volumetrie rispetto alla pianificazione vigente, ma tutela 1,7 milioni di m² dalla possibile urbanizzazione attraverso il ridimensionamento delle previsioni insediative e il vincolo a destinazione agricola di 3 milioni di m², riducendo così del 4% il consumo di suolo.

Milano assume – per la prima volta – la produzione di servizi eco-sistemici come forma di dotazione territoriale utile a ridurre le emissioni di gas serra e di carbonio e mitigare gli eventi estremi.



Milano 2030 vuole estendere il centro oltre i suoi attuali confini attraverso l’individuazione di nuove centralità. Un sistema di piazze radicalmente ripensate come porte a vocazione pedonale, cerniere in grado di stimolare investimenti volti al ridisegno dello spazio pubblico e a favorire il rinnovamento dei quartieri periferici.



Accrescere la qualità edilizia e urbanistica, potenziare il mix funzionale e la presenza e varietà di servizi pubblici e privati, salvaguardare il commercio di vicinato, valorizzare la qualità dello spazio pubblico, rafforzare le connessioni verdi, così da facilitare lo sviluppo economico, sociale e culturale dei contesti più fragili.

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