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Nell’ambito degli sforzi europei per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere un’economia a basse emissioni di carbonio, l’Italia propone misure energetiche concrete che si inseriscono nel più ampio Piano Sociale per il Clima. L’obiettivo principale è combinare la giustizia sociale con la transizione ecologica, promuovendo il risparmio energetico, l’efficienza delle abitazioni e il sostegno alle fasce sociali più vulnerabili. Entro i primi mesi del 2025, il governo italiano ha presentato un ventaglio di azioni coordinate con le politiche dell’Unione Europea, in particolare nell’ambito dello "European Green Deal" e del pacchetto “Fit for 55” ([fonte](https://ec.europa.eu/clima/eu-action/european-green-deal_it)).


## Contesto Europeo: Il Piano Sociale per il Clima


Il Piano Sociale per il Clima (Social Climate Fund - SCF), adottato dall’UE, nasce con l'intento di attenuare gli effetti della transizione energetica sui cittadini europei, in particolare quelli a basso reddito. Con un budget complessivo previsto di oltre 86 miliardi di euro per il periodo 2026-2032, il fondo andrà a finanziare interventi strutturali nel campo dell’edilizia residenziale, della mobilità sostenibile e dell'elettrificazione.


L’Italia, come uno dei principali beneficiari del Fondo, ha avanzato le sue proposte che puntano a ottenere 11,44 miliardi di euro. In cambio, il governo ha elaborato una serie di misure per favorire il risparmio energetico nelle abitazioni, sostenere il passaggio a soluzioni rinnovabili e assicurare che nessun cittadino venga lasciato indietro nella transizione verde.


## Le Misure Energetiche Proposte dall’Italia


Tra le tante azioni messe sul tavolo, si evidenziano tre pilastri fondamentali:


### 1. Efficientamento Energetico delle Abitazioni


Una delle misure cardine proposte dall’Italia per il Piano Clima riguarda l’efficienza energetica nel settore edilizio, responsabile di circa il 40% dei consumi energetici nazionali ([fonte](https://it.wikipedia.org/wiki/Efficienza_energetica)). Il governo ha individuato tre categorie prioritarie:


- Abitazioni private con alti consumi energetici.

- Edifici residenziali pubblici (inclusi gli alloggi popolari).

- Case di proprietà di famiglie a basso reddito.


Gli interventi includono la sostituzione di caldaie obsolete, l’installazione di pompe di calore, l’uso di materiali isolanti ecologici e la digitalizzazione dei consumi per migliorare la gestione domestica dell’energia.


### 2. Promozione della Mobilità Sostenibile


Per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti, il governo prevede incentivi per favorire l’utilizzo di mezzi pubblici, biciclette elettriche e auto con alimentazione elettrica o a basse emissioni. In particolare, sarà istituita una “carta mobilità” rivolta ai cittadini a basso reddito, che consentirà l’accesso gratuito o agevolato ai trasporti pubblici.


Inoltre, si punta al potenziamento delle infrastrutture ciclabili e all’installazione di colonnine di ricarica elettrica nei centri urbani e periurbani.


### 3. Misure di Supporto per le Famiglie Vulnerabili


Un altro tassello fondamentale delle misure energetiche proposte riguarda l’introduzione di programmi di accompagnamento per i soggetti vulnerabili. Saranno istituiti “Sportelli Clima” territoriali dove cittadini e famiglie potranno ricevere consulenza gratuita, supporto tecnico e aiuto nella compilazione delle domande per accedere ai benefici.


Il governo intende coinvolgere direttamente associazioni locali, enti del terzo settore e amministrazioni comunali nel fornire assistenza a chi ha meno competenze digitali o limitate risorse economiche.


## Finanziamenti e Coerenza con i Fondi Europei


L’Italia ha strutturato il proprio Piano Sociale per il Clima in modo da garantire coerenza con gli altri piani già attivi, come il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR). Secondo il Ministero dell’Ambiente, il 70% dei fondi richiesti sarà dedicato a investimenti diretti, mentre il restante 30% sarà utilizzato per misure di sostegno come informazioni, formazione e consulenza tecnica.


Questo approccio mira a creare sinergie efficaci con i fondi del [Next Generation EU](https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it), per garantire che ogni euro investito generi un impatto ambientale e sociale massimo.


## Un Piano a Misura di Cittadino: Trasparenza e Monitoraggio


Un elemento innovativo proposto dal governo riguarda la trasparenza nella gestione dei fondi. Sarà attivata una piattaforma digitale attraverso la quale i cittadini potranno monitorare lo stato di avanzamento dei progetti, verificare i requisiti per accedere ai benefici e consultare un elenco degli interventi effettuati nella propria area geografica.


In più, verranno pubblicati report semestrali contenenti indicatori di impatto sociale e ambientale, utili per valutare l’efficacia del piano. In questo processo saranno coinvolte anche università e centri di ricerca per assicurare un alto livello di controllo e validazione scientifica.


## Le Sfide da Affrontare


Nonostante le misure energetiche dell’Italia per il Piano Clima siano coerenti con le strategie comunitarie, restano alcune criticità da affrontare:


- L’elevata vetustà del parco edilizio italiano, con immobili spesso non conformi agli attuali standard energetici.

- Lacune informative tra i cittadini riguardo agli incentivi disponibili.

- Tempi burocratici per la presentazione e l’esecuzione dei lavori.


Per superare questi ostacoli, il governo prevede di snellire le procedure, promuovere campagne informative e rafforzare la formazione degli operatori tecnici e degli amministratori di condominio.


## Collaborazioni Istituzionali e Territoriali


Uno dei punti di forza del piano italiano è la cooperazione multilivello. Le Regioni e i Comuni avranno un ruolo chiave nell’individuazione dei fabbisogni locali e nell’implementazione delle politiche energetiche. Inoltre, sarà valorizzato il partenariato con enti pubblici e privati, attraverso protocolli d’intesa e bandi mirati.


Anche il mondo della scuola e dell'università sarà coinvolto con programmi didattici dedicati all’educazione ambientale e all’inclusione sociale nella transizione ecologica.


## Impatti Previsti sul Piano Occupazionale ed Economico


Le misure energetiche incluse nel Piano Clima rappresentano anche un’opportunità economica. Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il programma italiano potrebbe generare oltre 100 mila nuovi posti di lavoro nei settori dell’edilizia sostenibile, della mobilità elettrica e dei servizi energetici.


A beneficiarne saranno soprattutto le piccole e medie imprese italiane, già al centro di numerosi bonus e crediti d’imposta legati alla transizione verde. Inoltre, l’aumento della domanda di manodopera qualificata potrà contribuire alla formazione di un nuovo capitale umano.


## Conclusione: L’Italia al Centro della Transizione Energetica


Con la presentazione delle sue misure energetiche per il Piano Clima, l’Italia compie un passo significativo verso un futuro più sostenibile, inclusivo e giusto. Il focus su risparmio energetico, edilizia efficiente e supporto sociale evidenzia una visione integrata del cambiamento climatico, non solo come sfida ambientale, ma anche come opportunità di riequilibrio economico e coesione sociale.


È ora fondamentale che le proposte diventino attuazioni concrete, accompagnate da trasparenza, partecipazione civica e impegno a tutti i livelli istituzionali. In questo modo, l’Italia potrà essere esempio di come la transizione verde possa andare di pari passo con la giustizia sociale.


Per ulteriori approfondimenti tecnici, è possibile consultare il sito ufficiale del [Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica](https://www.mase.gov.it/) o leggere i dettagli del regolamento UE sul Social Climate Fund direttamente sul portale [EUR-Lex](https://eur-lex.europa.eu/homepage.html?locale=it).


Nel caos calmo della prova scritta dell’Esame di Stato per Architetti, ci si gioca tutto in poche ore: chiarezza, coerenza progettuale, visione architettonica e, soprattutto, capacità di comunicare. Ed è qui che molti candidati si perdono. Un progetto può essere anche ben pensato, ma se non è raccontato nel modo giusto — con le parole giuste — rischia di non essere capito. Questo blog è una guida pratica all’uso del linguaggio tecnico: perché è importante, quali errori evitare, e come allenarsi per scrivere come un vero professionista.

Capitolo 1 – Perché il linguaggio tecnico conta davvero

Scrivere in modo tecnico non significa usare paroloni complicati, ma scegliere termini precisi che definiscono con chiarezza lo spazio, la funzione, la norma. I commissari non cercano creatività letteraria, ma chiarezza e consapevolezza. Ogni parola è una prova di maturità professionale.

"Volume edilizio", "indice di utilizzazione fondiaria", "permeabilità del suolo": sono parole che devono far parte del vocabolario naturale di chi progetta.

Perché è importante:

  • Dimostra padronanza degli strumenti progettuali e normativi

  • Riduce ambiguità e fraintendimenti

  • Mostra capacità di lavorare in un contesto professionale reale


Capitolo 2 – Errori comuni da evitare

Ci sono frasi che fanno storcere il naso ai commissari. Alcuni esempi:

  • “Ho pensato a un giardino per i bambini” → meglio: “È prevista un’area verde attrezzata, conforme agli standard del D.M. 1444/1968.”

  • “Ho messo una pensilina per bellezza” → meglio: “È stata prevista una pensilina a protezione degli ingressi, funzionale alla fruizione pedonale in condizioni climatiche avverse.”

Altri errori diffusi:

  • Uso eccessivo della prima persona (“ho pensato”, “mi piaceva l’idea”)

  • Mancanza di riferimenti normativi (soprattutto per distanze, altezze, dotazioni minime)

  • Descrizioni troppo generiche (“zona verde”, “area pubblica”, “spazio flessibile”)

  • Modalità di scrittura a mano non curata:Ricorda che il tuo elaborato deve essere leggibile e ordinato. Gli errori più frequenti sono:

    • Scrittura in corsivo disordinato o troppo veloce che rende il testo illeggibile.

    • Utilizzo della matita invece della penna: la prova scritta richiede scrittura permanente, per cui è obbligatorio scrivere con la penna.

    • Scrivere in corsivo invece che in stampatello. Consiglio: usa uno stampatello ordinato, chiaro e omogeneo. Aiuta il commissario nella lettura e trasmette serietà e attenzione.

Altri consigli utili:

  • Evita abbreviazioni non standard o gergali (“q.ta” invece di “quantità” senza legenda).

  • Se devi correggere, fallo in modo pulito: una semplice linea sulla parola errata e scrivi sopra o accanto in modo chiaro.


Capitolo 3 – Allenarsi al linguaggio professionale

Il linguaggio tecnico si può allenare, esattamente come un muscolo. Alcuni consigli pratici:

  • Leggi relazioni tecniche di progetti veri, disponibili nei concorsi, bandi o documentazione urbanistica

  • Usa glossari e vocabolari tecnici: ad esempio, il glossario edilizio della Regione Lombardia o le definizioni del Testo Unico dell’Edilizia

  • Scrivi relazioni simulate e chiedi a un collega o a un tutor di revisionarle

  • Rileggi i testi pensando a un commissario: è tutto chiaro per chi legge? Ogni scelta è motivata?

Saper scrivere è saper costruire

All’Esame di Stato non basta saper progettare: bisogna saperlo spiegare, giustificare, difendere. Il linguaggio tecnico non è un ostacolo, ma uno strumento: ti permette di costruire un ponte tra il tuo progetto e chi lo deve valutare. Scrivere (bene) è già progettare.

La cura formale fa parte della valutazione

Non dimenticare: nel giudizio finale conta anche la forma. Un elaborato scritto male, poco leggibile o trascurato può penalizzare anche un buon progetto. Allenarsi a scrivere con ordine, chiarezza e cura visiva ti dà un enorme vantaggio competitivo.


Quando un architetto si siede davanti alla commissione dell’Esame di Stato, uno degli aspetti che più lo distingue non è la qualità del disegno, ma la capacità di dimostrare consapevolezza del contesto urbanistico in cui l’architettura prende forma. L’urbanistica non è solo uno sfondo teorico: è una disciplina concreta, fatta di strumenti, norme, e soprattutto di responsabilità verso il territorio.


Schema disegnato a mano rappresenta un PGT con zone omogenee e viabilità.
Schema disegnato a mano rappresenta un PGT con zone omogenee e viabilità.

Capitolo 1 – Il PGT: la base della pianificazione urbanistica

Ogni intervento edilizio, dalla villa unifamiliare al quartiere ex-novo, si inserisce in un disegno più ampio. Questo disegno è il Piano di Governo del Territorio (PGT), lo strumento urbanistico comunale che ha sostituito il vecchio PRG nelle Regioni che ne hanno adottato il modello (come la Lombardia).

Il PGT è composto da tre documenti fondamentali:

  • Documento di Piano (DdP): definisce gli obiettivi strategici del territorio comunale e la visione politica della trasformazione.

  • Piano dei Servizi (PdS): individua le aree destinate a servizi pubblici o di interesse collettivo (scuole, parchi, sanità).

  • Piano delle Regole (PdR): disciplina gli interventi nelle aree già edificate e definisce la destinazione urbanistica delle diverse zone.

Come si approva un PGT?

  • Redazione da parte dell’Ufficio Tecnico comunale o consulenti esterni.

  • Adozione da parte del Consiglio Comunale.

  • Pubblicazione e fase di osservazioni (da parte dei cittadini, enti, proprietari).

  • Controdeduzioni e approvazione definitiva.


disegno della Superficie Territoriale
disegno della Superficie Territoriale

Capitolo 2 – Piani attuativi e programmi complessi: due strumenti operativi

Spesso il PGT non basta per costruire: in molte zone (soprattutto quelle da trasformare) è richiesta la redazione di un piano attuativo, che dettaglia le modalità di realizzazione degli interventi.

I principali tipi di piani attuativi sono:

  • Piano di Lottizzazione (PdL)

  • Piano Particolareggiato (PP)

  • Piano di Recupero

Ogni piano attuativo è uno strumento tecnico con base normativa, volto a rendere edificabili certe aree secondo una pianificazione dettagliata. Include relazioni urbanistiche, NTA, elaborati grafici e computi estimativi. La sua approvazione avviene secondo procedure precise e regolamentate, con obbligo di coerenza rispetto al PGT.

Diversi invece sono i programmi complessi, nati negli anni '90 per affrontare le difficoltà della pianificazione classica. La spinta alla nascita di questi strumenti è stata l’esigenza di rigenerare tessuti urbani in crisi, recuperare aree dismesse o degradate, e integrare risorse pubbliche e private. L’approccio è concertativo, flessibile, spesso orientato alla qualità urbana e alla partecipazione.

Differenze principali tra piani attuativi e programmi complessi:

  • Nei piani attuativi, il capitale è prevalentemente privato, l’iniziativa è tecnica e l’approvazione è comunale.

  • Nei programmi complessi, spesso il capitale è misto pubblico-privato, con attori istituzionali, enti regionali e processi di progettazione partecipata.

  • I programmi complessi possono includere obiettivi sociali, ambientali e culturali.

Esempi di programmi complessi:

  • PII (Programma Integrato di Intervento): in Lombardia è spesso alternativo ai piani attuativi, consentendo accordi con il Comune per funzioni miste e maggior flessibilità.

  • PRU, PRiU, Contratti di Quartiere, Accordi di Programma: ciascuno con caratteristiche specifiche, ma tutti accomunati da un metodo integrato e multidisciplinare.


Capitolo 3 – ZTO: Zone Territoriali Omogenee

Introdotte dal D.M. 1444/1968, le ZTO sono uno degli strumenti base della pianificazione urbanistica e del calcolo degli standard.

Il territorio comunale viene suddiviso in sei zone:

  • A: centri storici

  • B: completamento edilizio

  • C: espansione residenziale

  • D: industriale-produttiva

  • E: agricola

  • F: servizi e attrezzature

Ogni zona ha parametri urbanistici precisi: indice di edificabilità, distacchi, altezze massime, dotazioni minime di verde, parcheggi e standard scolastici. Questi vincoli sono fondamentali per chi affronta la prova scritta dell’Esame di Stato: ignorarli può compromettere l’intero impianto progettuale.


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